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Spazio per gli Allievi riflessioni YOGA
  • Raramente scrivo recensioni sull’operato di professionisti perché mi rendo conto che potrei non avere capito e questo sminuirebbe il lavoro del professionista.

    Per mesi ho cercato una soluzione al mio mal di schiena, con una colonna vertebrale ricca di protrusioni e un’ernia vistosa. Le ho provate tutte, affidandomi alla medicina convenzionale e non (sì agopuntura). Senza mai trovare sollievo. Un giorno sono approdato allo ‘’Yoga Dolce’’ praticato e insegnato da Elisa, e pur facendo un percorso di sole 15 sedute, provavo ogni volta un sollievo incredibile, fino al giorno in cui il dolore alla schiena è passato. Mi sono impegnato anche nella vita quotidiana a mettere in atto le cose che mano a mano scoprivo durante le sedute di Yoga Dolce, facendo anche un po’ di pratica a casa.
    Le teorie e il metodo che Elisa insegna sono assolutamente efficaci, perlomeno per quanto riguarda la mia storia. Consiglio caldamente questa esperienza, ne rimarrete stupiti.

    Napo C.

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  • Grazie per avermi ricordato quanto sia liberatorio per il mio corpo fare una sana risata.
    Nella pratica della risata, che ci inviti a fare al termine della seduta di Yoga, ogni tanto, ho riscoperto il suo potere guaritore. Nella risata, ho sentito il respiro liberarsi completamente, nel sussulto del ridere, il mio corpo alleggerirsi, le tensioni sciogliersi, le spalle rilassarsi e il cuore contento.
    Grazie per accompagnarci in un percorso di benessere che va oltre la pratica dello Yoga, che ci aiuta a cogliere tutta la bellezza del sentire e ascoltare il nostro corpo, di essere capaci di aiutarlo a stare bene, e ritrovare la vita dentro di noi.

    Lollo

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  • Negli ultimi mesi, mi sono arrivati come per incanto, libri, film, interviste, seminari, insomma, suggerimenti sulla parola FALLIMENTO.
    Allora ho pensato che se mi è arrivata questa parola, come fosse un’Eco, la devo in un qualche modo trasmettere con la sua risonanza, che possa vibrare nell’aria ed arrivare ai cuori e alle menti di chi è in ascolto.

    Nella vita, un Fallimento, piccolo o grande, è un dono che arriva.
    E spesso passa attraverso il nostro corpo, nelle sue tensioni e nei suoi dolori.
    Vi riporto quindi due degli Eco che mi sono arrivati: il film su Winston Churchill e un discorso della scrittrice di Henry Potter.

    Il film arrivato tramite questa Eco, è ‘’L’ora più buia’’.
    Il film racconta le vicende dei primi mesi della seconda guerra mondiale, nelle azioni di Winston Churchill e del parlamento inglese. Il protagonista, Winston Churchill, nonostante la sua capacità unica e stupenda, di salvare tutti i soldati bloccati a Dunkerque e poi di vincere la guerra, ha vissuto, sulla propria pelle, il FALLIMENTO.

    Vi riporto la sua frase celebre, che è di grande verità e di forte sostegno per tutti, e  provate a meditare su questa frase:

    -Il successo non è definitivo,
    il fallimento non è fatale,
    ciò che conta è il coraggio di andare avanti.- Winston Churchill

    Se vi capita, un film da guardare e gustare col cuore.

     

    Da una specie di seminario, sempre opera dell’Eco, riporto solo una parte delle parole, della scrittrice J. K. Rowling, l’autrice di Henry Potter. Buon’ascolto di un Eco che parla di vita e di possibilità.

    Discorso di J. K. Rowling ai neolaureati: “Non abbiate paura di fallire”

    -In questo fantastico giorno in cui siamo tutti riuniti per celebrare i vostri successi accademici, ho deciso di parlarvi dei benefici del fallimento. E poi… voglio decantare l’importanza cruciale dell’immaginazione…..

    Allora perché parlare dei benefici del fallimento? Semplicemente perché fallire, per me, ha voluto dire spogliarsi dell’inessenziale. Ho smesso di fingere di essere qualcos’altro se non me stessa e ho iniziato a indirizzare tutte le mie energie verso la conclusione dell’unico lavoro che per me aveva importanza.

    Ero finalmente libera perché la mia più grande paura si era davvero avverata, ed ero ancora viva…. E così concrete basi divennero solide fondamenta su cui ricostruire la mia vita.

    Non potreste mai fallire su tutta la linea come feci io, una certa dose di fallimento nella vita è inevitabile. È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno che non viviate in modo così prudente da non vivere del tutto – in quel caso, avrete fallito in partenza.

    Fallire mi ha dato una sicurezza interiore che mai avevo raggiunto superando gli esami. Fallendo ho imparato cose su me stessa che non avrei mai imparato in un altro modo. Ho scoperto che ho una volontà forte, e più disciplina di quanto avessi pensato; ho anche scoperto che avevo amici veramente inestimabili.

    Il sapere che vi rialzate più saggi e più forti dalle cadute significa che sarete, da allora in poi, sicuri nella vostra capacità di sopravvivere. … Una tale conoscenza è un vero dono, per tutto ciò che avrete vinto nella sofferenza, e per me ha più valore di ogni altra qualifica abbia mai guadagnato.

    La vita è difficile, è complicata, è oltre la possibilità di essere totalmente sotto controllo, è l’umiltà di sapere che sarete capaci di sopravvivere alle sue sfide.

    ..ho imparato a dare valore all’immaginazione in un senso più ampio. Immaginazione non è solo la capacità unicamente umana di prefigurare ciò che non c’è, e perciò la fonte di tutte le invenzioni e le innovazioni. Nella sua capacità discutibilmente più trasformatrice e rivelatoria, è il potere che ci rende capaci di empatia con gli altri esseri umani ….

    … concludo con la frase di Seneca: La vita è come un racconto: non è importante quanto sia lunga, ma quanto sia buona.-

    Leggi tutto il discorso su: 
    https://corriereuniv.it/il-discorso-di-j-k-rowling-ai-neolaureati-non-abbiate-paura-di-fallire/

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  • Parole chiave:
    Energia
    leggerezza
    perseveranza.
    Mi ha molto stimolato sia la riflessione sul fatto che l’albero combatte contro le leggi di gravità sia la riflessione di Carlo sulla forza della natura (filo d’erba).
    Parallelismo tra l’albero il filo d’erba e l’uomo.
    L’albero combatte contro le leggi di gravità come il filo d’erba.
    COME?
    Leggermente l’albero si allunga verso la luce. Si insinua e si muove verso la luce in modo sinuoso aggirando eventuali ostacoli. Allo stesso modo il filo d’erba supera gli ostacoli presenti nel terreno con leggerezza insinuandosi tra i sassi o altro che si trova nel terreno.
    Entrambi non oppongono resistenza ma si adeguano alla situazione.
    Non è la forza che ha il sopravvento ma la leggerezza.
    Sia i rami dell’albero che il filo d’erba sono “testoni” e perseveranti, non si lasciano intimidire perché hanno chiaro l’obiettivo: raggiungere la luce, la fonte della vita e la fonte vitale (energia).

    Ora passiamo allo stesso parallelismo con l’uomo.
    Vedo la ” forza di gravita” come le prove che colpiscono l’uomo. L’uomo affronta le difficoltà in due modi: con la forza o con la leggerezza.
    La leggerezza si può intendere come la capacità di adattarsi alla situazione o meglio la resilienza.
    L’uomo che meglio affronta la vita (e le inevitabili prove/forza di gravità) a mio parere è quello che le affronta “aggirandole” adattandosi, imparando a convivere con le prove stesse (così come il filo d’erba non sposta il sasso che incontra ma lo aggira).

    Ed ora passo alla mia situazione.
    La mia “forza di gravità”… non posso che ringraziarla. Mi ha permesso di essere quello che sono ora, con pregi e difetti. Ho imparato un po’ ad essere resiliente, a convivere con i problemi e le prove che non riesco a risolvere o superare.
    Le sedute con Elisa mi hanno insegnato a conoscere un poco il mio sistema muscolare e quanto spesso vado in tensione. Ho imparato a fermarmi spesso ed individuare il muscolo involontariamente contratto (il modo involontario di affrontare i problemi con la forza).
    Ho imparato a riconoscere l’energia utile e necessaria per raggiungere (o tentare di raggiungere) gli obiettivi che man mano devo o voglio perseguire.

    Tutti potenzialmente abbiamo lo strumento per vivere pienamente. Sta a ciascuno di noi scegliere se vivere con forza violenza o resilienza.

    Fine. Ciao
    Adelina

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  • Quando ho sentito questa poesia ho pensato al momento critico che ognuno di noi sta passando.
    La dedico a te e a tutti noi.

    Benedizione Apache.

    ”Possa il sole portarti nuova energia ogni giorno.
    Possa la luna ristorarti dolcemente ogni notte.
    Possa la pioggia lavare le tue preoccupazioni.
    Possa tu camminare dolcemente attraverso il mondo
    e conoscere la sua bellezza
    tutti i giorni della tua vita.”

    Elisabetta

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  • Ho sempre amato camminare.
    Ed ora, che conosco meglio il mio corpo, la mia mente e le loro dinamiche, così connesse, grazie al lavoro fatto insieme, preferisco dire ”andare in giro”.
    Qualcosa come dare uno sguardo in giro, insomma, bighellonare.
    Un pò come ”giocare” in giro. Così, bighellonando, possiamo parlare, guardare, muoverci, riflettere, sorridere, meravigliarci. Un modo per affinare i sensi, ravvivare la curiosità, prendere contatto con noi, con il resto, trovare spunti, perdersi. Bighellonare come quel modo di andare in giro che spinge un piacere viscerale al movimento dolce, induce l’incontro, la conversazione, il godersi l’assenza del tempo, la totale libertà di fermarsi o di continuare, senza il peso di una valigia in mano, liberi dal contare i kilometri da fare e con la mente leggera.
    E sorridere senza motivo!

    Paolo

     

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  • I ricordi e le memorie, ci legano ad un tempo che non c’è più, è finito.
    La Meditazione Yoga con Elisa mi ha permesso di spostare i teli pesanti e grigi dei miei ricordi, che oscuravano i vetri al mio Essere, e finalmente è entrata luce nella mia vita e nella mia anima.
    Ho trovato una frase di saggezza che ogni volta mi accende il sorriso, ripensando a quanta vita presente si blocca nel passato.

    ”Non importa quanto
    duro sia stato il passato.
    Puoi sempre ricominciare da capo.” Buddha

    Ora so quanta vita da vivere c’è, nel qui e ora.

    Grazie.

    Ornella

     

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  • Il mio bene-essere passa dal prendermi cura di me stessa, innanzitutto, e passa dalla relazione verso gli altri e il mondo che mi circonda, il mio ambiente, il mio territorio.

    Questa storia, vera, che ho letto dal report del giornalista Bob Simon della Cbsnews, è uno spunto di riflessione sul bene-essere nella relazione:
    io, gli altri, il mondo in cui vivo.

    I Nomadi del Mare
    I Nomadi del Mare sono un popolo che vive sulle isole intorno alla Tailandia e alla Birmania.
    Vivono prevalentemente in mare sulle loro barche, dove spesso nascono e muoiono, e imparano a nuotare ancora prima di camminare.
    Un popolo che ha vissuto lontano dalla civilizzazione moderna, uniti nella loro religione animista, nel culto delle forze della natura, nell’antica cultura sciamanica legata agli spiriti del mare.
    Un popolo di cui nessuno si è mai occupato per secoli, perché non hanno nemmeno una terra da reclamare, e nella loro semplicità di vita da nomadi, il concetto di avere una terra da reclamare non appartiene alla loro cultura.
    Vivono di pesca, lavorando il minimo necessario per cibarsi e per comprare solo le poche cose di base essenziali.

    Quando lo tsunami del 26 dicembre 2004 colpì l’oceano indiano, provocando la morte di 230.000 persone, i Nomadi del Mare si salvarono tutti.

    Videro che il mare aveva iniziato a ritirarsi, e che l’onda di riflusso era seguita da un’altra onda insolitamente piccola.
    Videro i delfini nuotare verso le acque più profonde.
    Videro gli elefanti fuggire disordinatamente verso le alture.
    Sentirono le cicale smettere di cantare.
    E iniziarono ad avvertirsi in ogni modo possibile, a raccontarsi l’un l’altro, dell’antica leggenda ‘’dell’onda che inghiotte le persone’’. L’onda era tornata.

    E molto prima che la scienza moderna capisse cosa stava succedendo, i Nomadi del Mare che erano vicino alla costa, avevano già abbandonato il mare alla ricerca di terre più alte, e quelli in mare si erano spostati dove l’acqua era più profonda. E si salvarono tutti.
    Ciò che furono in grado di fare, diversamente da persone più moderne ed analitiche, fu mettere insieme tutti questi eventi insoliti e considerarli nel loro insieme, da una prospettiva più ampia, persino per gli standard orientali.

    Anche i marinai Birmani si trovavano in mare quando giunse lo tsunami, ma non si salvò nessuno.

    A un Nomade del Mare venne chiesto com’era possibile, secondo loro, che i marinai Birmani, i quali conoscevano il mare, fossero morti tutti.
    E il Nomade del Mare rispose: ‘’stavano pescando i calamari. Non guardavano nient’altro. Non videro nulla perché non guardavano nulla. Non sanno come guardare’’.

    Elisa

    Dal report del giornalista Bob Simon per la cbsnews
    https://www.cbsnews.com/news/sea-gypsies-saw-signs-in-the-waves

…. O bellezza infinita, tu sei più bella di tutte le cose belle che provengono da te.
Le bellezze della natura sono soltanto le onde della tua bellezza che danzano in te, o invisibile Spirito di Bellezza!               
Paramahansa Yogananda